26 marzo
La giornata di Pasqua si svolge in un clima di timore ed incertezza. Un sacerdote della vicina parrocchia celebra la messa di Pasqua in casa Moro. Il Presidente della Dc scrive alla moglie.
Domenica di Pasqua
La Pasqua del 1978 si svolge in un clima di timore ed incertezza. Specialmente a Roma, malgrado le belle giornate, non si registra l’esodo tipico degli anni precedenti. A scoraggiare i romani sono anche i molti controlli istituiti sulla vie di uscita dalla città. I posti di blocco anzi, per le festività, sono aumentati, non si vuole che i brigatisti, approfittando dell’aumento del traffico, operino degli spostamenti del “prigioniero”
Seppur rallentata l’attività politica prosegue: Andreotti la mattina di Pasqua ha un incontro con Cossiga ed il Capo della Polizia Parlato per fare il punto sulle indagini. Il Comitato tecnico operativo il giorno di Pasqua invece non si riunisce.
Resta aperta la Camera anche se i deputati presenti nel palazzo di Montecitorio sono ben pochi. Ingrao, il Presidente dell’assemblea, in un comunicato afferma:
«Siamo in un momento eccezionale, in cui il paese vive ore di ansia e di preoccupazione ed anche di vigilanza e di sdegno (…) Montecitorio è un grande punto di riferimento per il paese intero (…) in questo momento ciascuno deve fare il proprio dovere al proprio posto di lavoro»
Il Senato invece rimane chiuso. Fanfani, come annota sul suo diario, e di tutt’altro parere:
“Ingrao mi fa invitare a riunire il Senato sabato, domenica e lunedì; gli rispondo che da tanti anni nei tre giorni di Pasqua il Senato e chiuso. Certi demagogici cedimenti alle pretese di Pannella sarebbe bene interromperli, specie quando non servono proprio a nulla”.
Pasqua in casa Moro
La giornata più difficile si vive nell’appartamento al quarto piano di via Trionfale 77. Qui la famiglia di Aldo Moro, vive con angoscia e riservatezza le lunghe giornate d’attesa. Le visite sono poche, soprattutto amici di famiglia, pochi gli esponenti politici, primo fra tutti il Presidente della Repubblica Leone. Andreotti, invece non è andato. Nel diario il 24 annota:
“scrivo un biglietto a Noretta. Non vado a trovarla per non turbare l'intimità della famiglia ed anche per non fare esibizionismo, con tutti i fotografi e i reporters che stazionano sotto la loro casa”
Sotto l’abitazione di Moro, controllata da otto agenti di giorno e sei di notte, effettivamente staziona ininterrottamente un folto gruppo di giornalisti.
Per evitare la ressa con i giornalisti, e soprattutto con il timore di disturbare la celebrazione della funzione, che inevitabilmente la sua presenza in chiesa avrebbe comportato, la signora Moro ha chiesto ad un sacerdote di celebrare la messa in casa
La lettera di Moro alla moglie
Aldo Moro è da undici giorni rinchiuso nella “prigione del popolo”. Dopo i primi giorni di scoramento ha iniziato a collaborare “a suo modo” con i Br. A raccontarcelo saranno, anni dopo, i suoi stessi carcerieri, soprattutto Anna Laura Braghetti. I brigatisti gli hanno consegnato dei taccuini su cui risponde per iscritto alle domande che gli vengono poste. Il giorno di Pasqua usa quella carta per scrivere la sua prima lettera. E’ per la moglie Nora.
Mia carissima Noretta,
Desidero farti giungere nel giorno di Pasqua, a te ed a tutti, gli auguri più fervidi ed affettuosi con tanta tenerezza per la famiglia ed il piccolo in particolare. Ricordami ad Anna che avrei dovuto vedere oggi. Prego Agnese di farti compagnia la notte. Io discretamente, bene alimentato ed assistito con premura. Vi benedico, invio tante cose care a tutti e un forte abbraccio. Aldo
La lettera viene consegnata ai suoi carcerieri con la preghiera di recapitarla alla famiglia. I brigatisti acconsentono: la lettera sarà recapitata il prima possibile. Ciò avverrà tre giorni dopo, il 29 marzo, quando sarà fatta ritrovare, insieme ad altre due, a Giovanni Rana.